La conferenza “Verso una logistica urbana a emissioni zero con veicoli elettrici e cargo bike” organizzata a Lucca il 17 aprile scorso dall’associazione Logical Towns è stata un vero successo, confermato dai quasi 100 partecipanti.

Nel nostro sito potete scaricare le slides del mio intervento sui piani urbani di logistica sostenibile (SULP-Sustainable Urban Logistics Plan) sviluppati all’interno del progetto IEE-ENCLOSE al quale è abbinata la relativa metodologia a supporto dei tecnici dei comuni (che potete scaricare tramite il seguente link).

Si è parlato di pianificazione urbana, pianificazione della mobilità sostenibile e pianificazione dei servizi di logistica (vedi esperienze di Stoccolma e Vicenza). Quindi c’è stata la sessione sulla mobilità elettrica e quella sul cargo bike che mi ha stimolato alcune riflessioni che vorrei sottoporvi in modo schematico e, sicuramente, superficiale.

Ad oggi è risaputo che l’ultimo miglio per conto dei noti “corrieri” viene fatto dai piccoli trasportatori (“padroncini”) anche se sul loro furgone (e, saltuariamente, sulla loro maglietta) appare il logo/brand del corriere stesso.

E’ risaputo che questi servizi “last mile” vengono appaltati ad un costo di volta in volta sempre più basso che lascia pochi margini ai piccoli trasportatori. Da un paio di anni, ma, sopratutto, in questi ultimi mesi, nelle realtà metropolitane (da Londra a Milano passando da Firenze ed AlbaIulia in Romania) si affermano imprese che effettuano i servizi last miles con le bici gargo seguendo le indicazioni della Commissione Europea sui “green service” quale una delle misure per centrare l’obiettivo della logistica CO2 free al 2030 (obiettivo per me abbastanza azzardato!!). Non voglio qui discutere se queste soluzioni possono essere parte di strategie vincenti per una economia che deve competere sul mercato mondiale (non ne ho le competenze e comunque vi rimando agli ottimi interventi della tavola rotonda che verranno messi in rete con l’intero video della giornata) ma mi pongo alcuni interrogativi schematicamente:

  • in tutto il novecento (e forse anche prima) è stata una corsa anche a cercare di rendere meno pesante il lavoro tramite ad esempio l’automazione (ed alcune volte si è tentato anche di liberarci dal lavoro. Azioni miseramente fallite come dimostra la situazione attuale!)
  • con il sistema attuale i “padroncini” in inverno sono riparati nel loro furgone riscaldato e in estate godono dell’aria condizionata. Altro discorso sono gli impatti dei quali si occupano progetti Europei come ENCLOSE.
  • col cargo bike si ritorna alla fatica fisica dovuta al lavoro (in questo caso data dal pedalare più o meno rilevante a seconda se la bike è a pedalata assistita. Sick!), alle intemperie e forse anche ad una salario minore dato che un cargo bike non può sicuramente trasportare la merce che può trasportare un furgone da 3.5 q (e si noti con un solo autista!!). Da notare inoltre che questi “bike driver” non possono essere assimilabili ai “ciclisti della FIAB” !!! per ovvie motivazioni!!

Quindi non possiamo parlare di “progresso o sostenibilità” per questi servizi solo perché sono al “100 % green”(?); siamo invece di fronte ad un veloce e brusco “ritorno al passato” ed a una “economia povera” che nel caso del cargo bike si può senz’altro etichettare come un’altra delle iniziative di “dumping sociale” nate e realizzate in questo ultimo decennio!!

Non vado avanti perché credo di aver fatto già molta confusione ma spero di aver lasciato una traccia!